BoJack Horseman: negli anni '90 ero in una serie TV molto famosa…

Back in the nineties I was in a very famous TV show…

Quando la sigla di un telefilm contiene già nella prima frase il 90% della storia uno potrebbe pensare di trovarsi al cospetto di qualcosa di noioso, ma non è certo il caso di BoJack Horseman, serie TV di Netflix, ormai arrivata alla sua quinta stagione, in attesa della sesta alla fine del 2019. A realizzarla sono l’ideatore Rafael Bob-Waksberg e la fumettista Lisa Hanawalt.

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A guardare bene, infatti, i presupposti per una certa stravaganza ci sono tutti: il protagonista è un cavallo antropomorfo in un mondo popolato, in modo più o meno casuale, da animali parlanti ed esseri umani. La location è il mondo luccicante e decadente della Hollywood moderna. Lo show a cui si fa riferimento nella sigla è Horsing Around, una banale serie comedy in cui il protagonista BoJack Horseman ha recitato negli anni novanta, dopo la quale è lentamente scivolato nell’oblio e nell’inerzia dell’inattività professionale.

Da queste premesse nasce quello che è il succo della serie: la totale disillusione di BoJack verso tutto ciò che lo circonda, alternata a continui tentativi di rinascita mai veramente convinti. Il tutto genera un’alternanza repentina di risate, per la satira pungente al mondo dello spettacolo, ad una profonda empatia con la depressione del protagonista. Che sia scrivere le sue memorie, fare lo spot di un Bourbon o recitare in un film sul suo idolo d’infanzia, BoJack si fa scivolare addosso gli eventi, ancora impantanato com’è nel proprio passato professionale.

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A circondarlo sono tutti personaggi che incarnano gli idealtipi degli abitanti mondo dello spettacolo: la sua agente è una gatta sempre alla ricerca di contratti da strappare, ma in fondo cotta di BoJack, e la sua biografa è un’aspirante scrittrice impegnata, costretta a lavorare nello showbiz per sopravvivere. Completano il cerchio il suo coinquilino, uno scroccone nullafacente che vive sulle sulle sue spalle da anni e Mr Peanut Butter, un ex attore di sitcom che, al contrario di BoJack, grazie alla sua stupidità sguazza perfettamente nelle acque hollywoodiane infestate dagli squali.
Come solo le grandi produzioni sanno fare, anche la sigla è un elemento primario: sia quella iniziale (ascoltala QUI), completamente strumentale, che quella conclusiva (QUI), ci catapultano con quattro note nell’universo di BoJack. Lui, come in tutta la serie, cammina con lo sguardo allucinato tra le bizzarrie del lusso e delle luci di Hollywood, senza prestare veramente attenzione a niente.