Perché non rispettano la quarantena?!

Immagine.jpg

Ma davvero c’è ancora qualcuno che viola il decreto anti-coronavirus ed esce per strada, pur senza avere un valido motivo? Ebbene sì, anche se per molti – specie per chi non esce da quel maledetto 10 marzo – sembra impossibile, è proprio così. I numeri che documentano queste trasgressioni sono piuttosto espliciti. Il 5 aprile erano 176.767 le denunce scattate in tutta Italia per coloro che si erano avventurati fuori di casa in mancanza di una buona ragione. Per le strade ci sono i posti di blocco e sempre più persone hanno iniziato a segnalare direttamente alla polizia coloro che non rispettano la legge. Del resto a rimetterci non solo sono coloro che lo fanno, ma anche chi – senza saperlo – ci entra in contatto.

Ora, da oltre un mese non si sente dire altro: “restate a casa”. Il distanziamento sociale è, purtroppo per il momento, l’unica arma preventiva che abbiamo contro l’epidemia. Chi non l’ha ancora capito non ha decisamente scuse. A quanto pare, però, non bastano, le continue campagne in tv, gli onnipresenti hashtag #iorestoacasa di Instagram e Facebook e nemmeno i drammatici numeri su contagiati, vittime e ospedali al collasso. Perché, quindi, alcune persone si ostinano a resistere al consigli su come difendersi dal Covid-19?

A rispondere al quesito che infiamma le discussioni di molte case, in questi giorni, ci ha provato la rivista Scientific American, lo scorso 28 marzo. Per farlo ci mette di fronte alcune categorie “ideali” di persone molto diverse tra loro, raccontandoci il loro punto di vista. Un introverso, un estroverso e persone con barriere socio-economiche. L’obiettivo è dimostrare che è possibile vivere la quarantena in modo diametralmente opposto, con risultati sorprendenti.

Per farlo utilizza un concetto psicologico che personalmente non conoscevo, la “solution aversion” (avversione per la soluzione). Una nozione molto simile a quella di “negazione”. In pratica, una reazione molto comune – quando non si gradiscono le conseguenze di un problema – è quella di negare il problema stesso. Dunque, in questo caso, se percepisco il fatto di restare chiuso in casa per due mesi come un dramma inimmaginabile, finisco anche per negare il perché lo dovrei fare. Ecco come nascono considerazioni apparentemente deliranti come “non esiste alcun Covid-19” oppure “è una semplice influenza, la stiamo decisamente sopravvalutando”.

Persone introverse ed estroverse

L’introverso, probabilmente, vive sorprendentemente bene questo isolamento. “Questo è ciò per cui mi sono preparato per tutta la vita” potrebbe addirittura twittare, secondo l’autore dell’articolo. Legge molti libri, guarda diversi film e magari passa anche del tempo online in compagnia di un gruppo di amici con cui ha da anni rapporti via social network. Niente di strano, insomma. L’unico problema potrebbe essere rappresentato dalla spesa al supermercato, dove ha paura di entrare in contatto con altre persone.

L’estroverso, viceversa, non vede l’ora di andare a fare la spesa per spezzare la routine casalinga. Avere una conversazione con un commesso gli sembra già una ventata d’aria fresca. La sua vita, arricchita fino ad un mese fa da numerosi rapporti sociali, pare essersi svuotata improvvisamente. Ha un bisogno spasmodico di connessione sociale, che non sa più come soddisfare.

Persone con barriere socio-economiche

Un anziano pensionato, ma anche un giovane lavoratore precario, hanno delle grosse difficoltà economiche. Entrambi vivono soli in una grande città e hanno davvero pochi risparmi da parte. Per loro, alla lunga, potrebbe diventare difficile acquistare cibo o beni di prima necessità. Il ragazzo non può permettersi la consegna della spesa a domicilio, mentre l’anziano – che magari potrebbe – non ha idea di come usare l’app per farsela recapitare. Un vero e proprio impasse da indovinello.

200306_Coronavirus-myths-by-WHO_Body_woman-in-facemask-in-street-1280x720.jpg

Non stupirebbe, insomma, se degli idealtipi come questi avessero finito per fregarsene dell’obbligo di rimanere a casa, perché le conseguenze risultavano loro assurde o insostenibili. “Ma non vi rendete conto che in questo modo rischiate di uccidere qualcuno? – potrebbe controbattere qualcuno - State a casa e leggetevi un libro, oppure fatevi spiegare da vostro nipote come funzionano le app!”. Probabilmente una reazione di questo tipo non avrebbe alcun effetto. Del resto anche il rischio di morte convince raramente a smettere alcolisti e fumatori, nel giro di pochi giorni. Molto più spontaneo fingere che il pericolo non esista.

La risposta, come hanno capito tutti coloro che a denti stretti rispettano il decreto, sta nel trovare delle vie legali per soddisfare i propri bisogni. Che sia videochattare per diverse ore al giorno con altri estroversi per avere qualche interazione, richiedere un aiuto economico per gli indigenti o un’assistenza sociale per gli anziani, l’importante è far capire loro che l’isolamento è difficile, ma si può superare.
Sparare a vista a chi trasgredisce alla quarantena – come pare avvenga nelle Filippinenon sembra, invece un’idea geniale, come ho sentito dire da alcuni. Ne Il Principe, persino Machiavelli risponde loro che: “è molto più sicuro (per un governante) essere temuto che amato, […] ma debbe solamente ingegnarsi di fuggire l’odio”.