Giornali, meno ci assillano e più gli diamo credito (alla faccia del clickbait)

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Centinaia, migliaia, milioni: gli articoli che ogni giorno promettono di informarci e orientarci nel mare magnum dell’attualità ormai non si contano più. Eppure informarsi va ben oltre l’accumulare informazioni ogni giorno. I dati diffusi dall’Osservatorio sul Giornalismo Agcom  a gennaio di quest’anno, infatti, rivelano una dinamica sorprendente: meno un giornale, un network o un sito di informazione è produttivo e più tendiamo a fidarci di lui. I giornalisti più accreditati, a quanto pare, sarebbero quelli televisivi, i quali – per lo meno nelle maggiori emittenti – si limitano a fare una manciata di notiziari al giorno. A seguirli troviamo quelli radiofonici, ancor meno prolifici, e chi lavora per i giornali, cartacei e online. Al vertice opposto del grafico, invece, ci sono siti web e pagine social: tutte realtà che producono una massa infinitamente superiore di contenuti.

Chi si informa, dunque, non lo fa con uno scopo “agonistico”, e cioè per accumulare informazioni. Preferisce che si trattino pochi argomenti, ma in maniera organizzata. A ben vedere è proprio questa organizzazione a fare la differenza. Notiziari televisivi e radiofonici, del resto cosa fanno se non ridurre la complessità del mondo in pochi minuti di trasmissione? Viceversa, il rischio per chi si fa travolgere dalle informazioni, vere o fake, è quello di finire come l’uomo “blasé” del sociologo Georg Simmel, ubriaco di stimoli: tutto gli appare “grigio, opaco, incapace di suscitare preferenze”. Siti come “Il Post” hanno fatto la loro fortuna proprio su questa informazione organizzata, con i loro “Cosa c’è da sapere su…” o “La storia di…in breve”. Sintesi inevitabilmente incomplete, certo, ma che informano molto più di 70 post al giorno di alcune pagine web.

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Anche i quotidiani, in fondo, traggono parte della loro credibilità dal loro essere “finiti” e circoscritti, specie nelle loro versioni cartacee (non a caso più apprezzate di quelle online più fluide). Sono testate storiche, e anche per questo affidabili per i lettori: ma la soddisfazione di poter chiudere un giornale e dirsi informati, continua ad avere prezzo per molti.

Certo, l’informazione online ha un vantaggio su quella tradizionale: quello di essere costantemente aggiornata. Eppure anche qui la logica del bombardamento sui social e della quantità degli articoli prodotti continua a non pagare. La maggior parte degli utenti che visitano i siti dei quotidiani online, stando sempre al la ricerca dell’Osservatorio Agicom, lo fa tramite una ricerca attiva su Google, non perché attirato su Facebook o Instagram.

Insomma, produrre notizie in serie e pubblicarle in maniera compulsiva non è solo un modo migliore per abbassarne la qualità, ma è anche il sistema migliore per apparire poco attendibili di fronte ai lettori. Come si dice, “meno è meglio”? …Piuttosto “meno E meglio”.

Alessandro SalgarelliComment