Il Binge Watching “brucia” le serie tv?

La lunghezza di un minuto dipende dal lato della porta del bagno da cui ti trovi
— Arthur Bloch
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 Esistono molte regole non scritte nel mondo dell’intrattenimento. L’attesa per l’uscita di una serie tv, ad esempio, è ormai riconosciuta universalmente come un ottimo indicatore del suo successo, per lo meno dalla seconda stagione in poi. Si tratta del cosiddetto “Hype”, che tra i fan si impenna a livelli vertiginosi proprio nelle settimane che precedono la messa in onda. Piattaforme di streaming come Netflix e Amazon Prime, hanno rivoluzionato la classica dinamica televisiva delle serie, che le vedeva uscire puntata per puntata, settimana dopo settimana. Oggi i telefilm escono quasi tutti per intero e in un’unica soluzione, permettendoci di fare una scorpacciata delle puntate, con vere e proprie maratone di Binge Watching. Ma che effetto ha tutto ciò sull’hype? Bruciare il lavoro di un anno in così poco tempo conviene o no alle piattaforme?

Innanzitutto va detto che siti come Netflix e Amazon Prime sono perfettamente consapevoli della velocità con cui i loro clienti “bruciano” le serie tv. Nel 2013 l’ex Ceo di Netflix Ted Sarandos dichiarava: “I nostri dati mostrano che il pubblico preferisce avere un’intera serie immediatamente disponibile. Le nostre serie sono fatte per la visione multipla degli episodi”. E questo spiega perché molte produzioni presentano un “cliffhenger” in ogni puntata, ovvero un colpo di scena che ti costringe a vedere la successiva. Stando ad un recente sondaggio, peraltro, gli spettatori sono ancora convinti di volere tutte le puntate subito. Tuttavia i dati mostrano che al crescere dell’età degli spettatori, sale anche la percentuale di chi preferirebbe veder uscire gli episodi  poco a poco. In effetti non stupisce che coloro che sono stati abituati per anni a vedere l’evoluzione di ogni serie mese dopo mese si straniscano un po’ di fronte a queste nuove stagioni “usa e getta”. Tra questi non è raro chiedersi “Siamo noi gli ingordi o le serie vanno davvero viste tutte immediatamente dopo l’uscita?”.

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Questo “tutto e subito” sembra trasferire un enorme potere dai produttori agli spettatori. Gli abbonati di Netflix e Amazon Prime, infatti, non devono più sottostare ad un medium coercitivo, come la tv o il cinema, dove il film o la serie si vedono coi tempi e le modalità scelte dall’autore. La flessibilità dei servizi streaming permette di saltare puntate, vederne 5 consecutivamente oppure una al giorno. La scelta è solo dello spettatore. Il punto è che, passato qualche giorno e vista tutta la serie, si è di nuovo in attesa di una nuova stagione, che tuttavia non arriverà prima di un anno. Questo nuovo format rischia così di trasformare i telefilm in una mega puntata annuale (suddivisa in tanti piccoli episodi), cui ne segue un’altra l’anno dopo. Difficile, per i produttori, tenere alto l’hype per 12 mesi e poi giocarsi tutte le proprie cartucce/puntate nel giro di pochi giorni. Ecco perché le serie di punta, come “Stranger Things” periodicamente pubblicano qualche piccola chicca sui social, come il copione della quarta stagione di qualche giorno fa, oppure inventano eventi come lo “Stranger Things Day” il 6 novembre.

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E va bene, ma un anno resta comunque molto lungo da aspettare, specie se poi le puntate che ti attendono sono meno di 10. Occhio! Dipende sempre dalla “parte della porta del bagno in cui ti trovi”, come diceva Arthur Bloch. Se in quel lungo anno devi realizzare una serie di appena 6 puntate, per te è come essere in paradiso. E il pubblico come riempirà questo enorme vuoto? Con altre serie, naturalmente. Ecco, allora, che ne escono a raffica ogni mese: belle, brutte, così così, non importa. Servono nuove serie per riempire l’attesa. Il dubbio a questo punto viene spontaneo: creare format più lunghi o farli uscire più lentamente nel tempo non era è una soluzione altrettanto soddisfaciente? Certo, ma non darebbe il tempo agli spettatori di vedere nuove serie. In questo modo sono praticamente obbligati a farlo.