Alla prima incertezza, Putin dovrà guardarsi dai suoi
Appurata l’impossibilità, per l’Occidente, di intervenire militarmente contro la Russia senza scatenare un conflitto mondiale, le chance di vittoria per il fronte ucraino appaiono solo due. Da una parte il successo delle sanzioni, dall’altro un rovesciamento dell’opinione pubblica russa. Il tutto con la spada di Damocle del conflitto (impari) in corso, che secondo gli analisti geopolitici difficilmente si prolungherà oltre i 45 giorni.
Considerando, però, che l’Europa impiegherà almeno due anni a boicottare in toto il gas russo, c’è chi sostiene che la partita decisiva sarà quella di una rivolta interna a Putin e al fascino che ancora sortisce su parte del popolo russo. L’atteggiamento tipico del seguace di un leader autoritario è fatto di obbedienza, sottomissione e rinuncia alla propria personalità: “tratti tipici della struttura del carattere masochistico”, spiegava lo psicologo Erich Fromm, nella Germania nazista degli anni ’30. E sebbene “alla base del suo sentimento verso il più forte e il più potente vi è la paura, da essa si sviluppano però il rispetto, l’ammirazione e l’amore”. Un’osservazione che spiega perfettamente l’atteggiamento tenuto da Putin nelle ultime uscite pubbliche. In ogni dichiarazione è rimasto fermo, impassibile e minaccioso, parlando di vittoria e di un conflitto che sta andando “secondo i piani”. Il tutto al limite dell’assurdo, viste le migliaia di vittime russe. Tutto pur di non mostrare cenni di fragilità. Del resto per il seguace medio “non appena l’autorità nella quale aveva creduto si mostra vacillante o insicura, l’amore nutrito fino a quel momento si trasforma in odio e disprezzo”, sottolinea Fromm. Insomma, alla prima incertezza di Putin, i suoi stessi sostenitori si trasformeranno nei critici più spietati. Lo stress test dell’Occidente è già iniziato: quanto resisterà ancora?